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L’armonium di Sandokan: un elogio del dilettantismo (e del suonar male)

Oggi stavo cercando un brano musicale quando mi sono imbattuto nel sito della Radiotelevisione Svizzera in lingua italiana.

Ho trovato un articolo del musicologo Marcello Sorce Keller che ho trovato illuminante. Ve lo ripropongo sotto ma sopratutto link qui e nel blogroll il sito dove settimanalmente pubblica articoli molto interessanti.

note in libertà

L’armonium di Sandokan: un elogio del dilettantismo (e del suonar male)

di Marcello Sorce Keller

Emilio Salgari ci fa sapere che Sandokan nel suo rifugio di Mompracem aveva “un armonium di ebano con la tastiera sfregiata…” e che “Yanez… staccata da un chiodo una vecchia mandola si mise a pizzicarne le corde…” (I Pirati di Mompracem). Cosa avranno suonato e come lo avranno suonato? Non lo sapremo mai. Ma una cosa sicura è che Sandokan e Yanez non avevano fatto il conservatorio (quando mai ne avrebbero avuto il tempo!). Erano quindi dilettanti, magari anche autodidatti. Proprio per questo ne vorrei sapere di più. E in verità, non solo vorrei saperne di più del dilettantismo musicale di Sandokan e del suo compagno, ma anche sul dilettantismo in genere.

Sì, perché il dilettantismo musicale gode della assai singolare distinzione di essere uno dei fenomeni più diffusi al mondo e – al tempo stesso – uno dei meno studiati, dei meno compresi e, spesso, purtroppo, dei meno apprezzati. Esemplare al riguardo è la stroncatura lapidaria pronunciata molti anni fa dal compositore italiano Gianfrancesco Malipiero: “I dilettanti non dilettano nessuno!” Ma non è affatto così, con buona pace del rispettabile Maestro. In primo luogo perché i dilettanti dilettano se stessi – e questa già non è cosa da poco. In effetti, chi non ha mai provato a strimpellare uno strumento, non immagina nemmeno quanto piacere si possa trarre dal riuscire a riprodurre un motivetto anche alla bell’e meglio, e quanta gratificazione supplementare possa venire dalla conquista di un semplice accordo di chitarra. Non importa affatto se il risultato non è in alcun modo paragonabile a ciò che può produrre un concertista. Non importa perché il suonare maldestro dei dilettanti, oltre ad offrire piacere a loro stessi, nonostante tutte le possibilli imperfezioni, spessissimo lo elargisce anche a chi li circonda.

Sicuramente, sarà capitato a molti di trovarsi in una festicciola in cui qualcuno, ad un certo punto, si è messo al pianoforte, oppure ha imbracciato una chitarra e, pur suonando approssimativamente, è riuscito a dare alla festa “quel qualcosa in più” di cui in quel momento c’era bisogno, e che un concertista capace di eseguire impeccabilmente gli Studi Trascendentali di Liszt non sarebbe riuscito ad offrire. È proprio questo che rende la musica un fenomeno assolutamente speciale, essenzialmente diverso rispetto alla poesia, alla letteratura e a alle altre arti. La musica è la più diffusa forma di produzione culturale in ogni società, in tutti i suoi livelli. Nulla le è paragonabile. La musica appartiene a tutti, non c’è bisogno di avere un diploma di conservatorio; e, tra l’altro, anche personaggi illustri come Nicolò Paganini, Richard Wagner, Edward Egar, Leos Janacek, Giacomo Puccini, Arnold Schoenberg, William Walton, Andrés Segovia, Louis Armstrong, Mauricio Kagel, Salvatore Sciarrino, Andreas Vollenweider, ne hanno fatto a meno. Ma questi ultimi erano e (i viventi tra loro sono) pur sempre professionisti. La cosa davvero importante è, invece, che ci sono ovunque più musicisti dilettanti di quanti non siano i dilettanti poeti o pittori. La musica è davvero un’arte per tutti. Basta riuscire a produrre un paio di accordi sulla fisarmonica, o cantare stonato sotto la doccia e ciò è sufficiente ad arricchire la nostra vita in misura indescrivibile. È vero che alcuni strumenti, in ragione delle connotazioni “ideologiche” che portano con sé, e dei repertori che storicamente sono loro associati, godono di maggiore popolarità di altri tra i dilettanti e invitano ad essere autodidatti. Per esempio, la maggior parte delle persone che su questo pianeta suonano la chitarra, hanno imparato da soli a fare quello che fanno (dal mio vicino di casa su su fino a Segovia e a Jimi Hendrix!). È una cosa bellissima, ed è meraviglioso notare quanto spesso siano proprio i dilettanti, di chitarra e non solo di chitarra, invece dei professionisti, a darci quel “qualcosa in più” di cui la nostra vita ha bisogno. Non importa se da un certo punto di vista suonano, magari, piuttosto male – specie se giudicati con l’altezzosità del professionismo perfezionistico. L’importante è che non suonino in modo sciatto, che ce la mettano tutta – e i dilettanti quasi sempre ce la mettono tutta (sono un po’ come i bambini, che fanno tutto sul serio); e poi la musica per loro, proprio perché non è mestiere, non è quindi nemmeno terreno di concorrenza, di rivalità, invidia, e nemmeno di guadagno.

Prima che esistesse la registrazione fonografica la musica era soprattutto un’attività familiare e comunitaria. Poi, purtroppo, con l’invenzione del disco, i dilettanti hanno cominciato a provare disagio nei confronti del livello professionale che divenne così facilmente accessibile a tutti. Ma, se i dilettanti cominciarono a quel punto a disertare il repertorio classico (che tolto ai dilettanti ha così guadagnato in serietà e pretenziosità), per fortuna si sono riversati con entusiasmo su quello delle canzoni e della popular music in generale. E sono stati proprio in tanti a farlo, perché poi quasi tutti gli esseri umani hanno qualche talento musicale e in qualche modo lo devono esprimere. Le persone del tutto a-musicali, se ci guardiamo bene intorno, sono davvero una rarità. Ed è un peccato, anzi una vera tragedia, che per le persone desiderose di arricchire la propria vita con un po’ di musica prodotta personalmente la scuola abbia così poco da offrire, se non una deprimente caricatura dell’addestramento professionale, solo un po’ annacquato. Ed è un peccato, e anche qui una vera tragedia, che la maggior parte degli insegnanti di musica siano così poco interessati ai dilettanti, e quell’idea di divertimento che il far musica dilettantesco comporta e richiede: sperano invece sempre di scoprire il piccolo superdotato che possa diventare un grande concertista. È anche poi raro trovare insegnanti di strumento che conoscano realmente la musica rock, jazz, pop e gli altri generi che costituiscono la colonna sonora del nostro vivere quotidiano. Questi generi non hanno avuto alcun ruolo nel loro sviluppo musicale e non hanno quindi alcuno ruolo nell’addestramento dei loro allievi. Le eccezioni ci sono sempre, beninteso, ma sono – appunto – eccezioni. Le scuole di musica, come gli insegnanti che le abitano, fanno poco per fare crescere il numero dei dilettanti. Li tollerano, li fanno soffrire e, se decidono di rimanere dilettanti, fanno di tutto per instillare in loro un complesso di inferiorità. Se ci pensiamo bene, l’idea di professionismo musicale che si è affermata nella nostra società è stata, in fondo, un tentativo di espropriare la gente normale dal piacere di fare musica; un tentativo che nell’ambito di quella musica (che con un termine atroce) diciamo “classica” è in fondo riuscito quasi perfettamente.

Insomma, e in conclusione: io penso che un professionista che non suona bene, considerando le grandi pretese che ci sono dietro il suo suonare (interpretare fedelmente e creativamente il pensiero dei più grandi compositori del passato) è veramente insopportabile. Un dilettante invece, che inciampa, che stona, che sbaglia le note e che con determinazione ed entusiasmo ciononostante procede, e affronta e si scontra con tutti gli ostacoli che trova sul suo cammino, ci rende partecipi della sua affascinante avventura. L’esperienza che ci offre può essere una delle più gratificanti e travolgenti che la musica ci possa dare.

In altre parole, e se mi consentite di dirvela proprio papale papale: piuttosto che andare a sentire in concerto uno dei più acclamati virtuosi del nostro tempo, io preferirei di molto potere ascoltare… Sandokan.

12 comments to L’armonium di Sandokan: un elogio del dilettantismo (e del suonar male)

  • Giulia

    Grazie Andrea che ci hai resi partecipi nella lettura di questo articolo…quello che io dico è che…anche noi stoniamo e mettiamo qualche bemolle in meno,ma ci diamo da fare e ci piace stare tutti insieme,giovani e meno giovani! Ci divertiamo! W la banda, w i dilettantie w la musica!
    G.

  • Silvia

    io conosco una persona completamente amusicale. Purtroppo esistono

  • MAURO

    grande Giulia! e viva i fidanzati di vell’altre bande!

  • Mi piace sempre di più il vostro sito, complimenti

    Molto interessante anche l’ultimo articolo sulla “passione segreta di Sandokan” (chissà, l’avrà conquistata con una serenata la sua Perla d Labuan ??)

    Ho intenzione di portare all’attenzione dei nostri internauti questo interessante articolo mettendo un link sul nostro sito alla vostra pagina.

    Per ora un salutone a tutti e (anche se un po’ in ritardo) un sereno anno a tutti.

  • MAURO

    Grazie Luigi, e altrettanti auguri a te e a tutti i componenti la filarmonica di Darfo Boario Terme. E non ti preoccupare per il ritardo, vanno sempre bene!! E di questi tempi… ancor di più!!

  • Ciao a tutti gli amici di Segromigno!!!
    Complimenti per il fantastico sito che avete realizzato!!!
    Bisogna proprio che vi venga a trovare perchè ho voglia di fare una bella sbaraccata…
    Ciao Mauro, Andrea, Elisa, Mara, Ilenia, Pippo, Roberta e Veronica…
    Mi pare di non aver dimenticato nessuno… mhmhm…
    Ops!!!
    CIAO ALESSIA!!!
    A presto…

  • Ciao Luigi, ciao Massimo!
    sono molto contento di risentirvi.
    grazie per i complimenti per il sito… anche se rispetto al vostro è come confrontare il Bignami con il Sapegno.
    cmq grazie e aspetto ancora in gloria gli articoli di Allessia!

    ciao ciao

  • Veramente un bellisimo articolo, complienti al signor Sorce Keller,
    devo comunque dire che ascoltare un profesionista, in molti casi ci aiuta a capire ed imparare meglio lo strumento.
    E’ anche vero come si fà riferimento sull’articolo, che un profesionista che non fà bene il suo lavoro, specialmente nella Musica ti lascia un pò male.
    Ciao e BUONA MUSICA A TUTII!!
    Dam

  • Claudio

    Ciao Andrea,l’articolo che hai inserito nel sito è veramente bello e ricco di spunti di riflessione.
    Leggendo questo articolo,mi è venuto in mente di come tante volte le bande e gli altri gruppi musicali dilettanti,siano ingiustamente ritenute inferiori alle grandi orchestre.
    Purtroppo per la maggior parte della gente,la banda è quella che fà inzuppa inzuppa,detto proprio alla bona,ma non si rendono conto che si sbagliano di grosso.
    Tutto questo è anche frutto della scarsa educazione musicale che si dà nelle scuole e magari molte volte sono gli stessi insegnanti a infondere la mentalità sbagliata negli alunni.
    Non vorrei essere troppo accusatore,ma di solito i professionisti che hanno delle idee sbagliate sul conto delle bande,sono quasi sempre pianisti o violinisti.
    Comunque sia noi sappiamo che la banda può offrire molte soddisfazioni e gratificazioni,sia ai musicanti,che al pubblico.
    Ragion per cui andiamo avanti con fiducia e tenacia,nel nostro compito.
    Un grosso saluto a tutti quanti dal vostro paesano Claudio Pellegrini.

  • MAURO

    ciao Claudio, son concorde con te – anche se devo dire che l’operazione di inzuppa inzuppa mi garba assai, soprattutto se è quella che fa la mì socera, una delizia! ma mi contento anche di un pò di pinzimonio! lo sai che l’olio lucchese un’ha pari no!? – ne abbiam già parlato, bisogna tenere duro ed anzi una volta parato il colpo dobbiamo ripartire in attacco! i bandisti son de’ ganzi!

    p.s. a breve ti scannerizzo qualcosa che abbiamo cominciato a provare per i concertini estivi,ok?

    ciao Claudio, saluti alla famiglia ed ai bandisti di Darfo.

  • michelini

    Chi è che cambia i connotati al tenore Nenci?
    A proposito di denigratori di bande,la storia di Severino Gazzelloni,credo sia nato a Fosinoneintorno al1919/1920,raccontata da lui stesso,
    inizia in una filarmonica locale,di paese.nel quale già suonava il padre.Ha sempre affermato che una delle cose che più gli piaceva fare era il ritorno, nel tempo libero, a quella filarmonica alla quale e’ sempre stato legato(Rocca…..e non mi ricordo).i bandisti non lo so se sono dei ganzi come dite,sono pewrò convinto che la banda seria sia una scuola di vita e di
    educazione piuttosto forte e solida.l’impressione è che si impara qualche cosa oltre la musica….Ricordiamoci che anche se dilettanti la maggiorparte di noi siamo sempre artisti quindi
    eccentrici geniali e curiosi una baraccata, uno più dell’altro!
    Saluti Alessandro

  • I connotati non li cambia nessuno… solo un piccolo errore nel nome…
    Gazzelloni http://it.wikipedia.org/wiki/Severino_Gazzelloni è nato a Roccasecca

    sul fatto che siamo curiosi… sottoscrivo!
    A

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